parlarci del tuo trekking descrivendo il luogo di partenza, i sentieri percorsi, i giorni nei quali hai camminato, quanti eravate, dove e come avete dormito, le vostre sensazioni nella natura o di fronte a luoghi storici, ecc.
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La scheda tecnica e informazioni generali:
DESCRIZIONE DELL’ITINERARIO....................continua

Una gita in Valle d'Aosta al cospetto del Gigante

(ascesa al Petit Mont Blanc, 3420 m; luglio 2008)

 

Una gita in Valle d'Aosta al cospetto del Gigante

L'intenzione originale era di fare un 4000 del Monte Rosa; solo a fine giro, se avanzava tempo, volevamo fare “un salto" verso il Monte Bianco. Naturalmente non abbiamo rispettato il programma e la cima che doveva essere la conclusione del giro, il Petit M.Blanc, ne è stata invece la meta principale. E meno male..

Partiti in auto di buon mattino verso la Val d'Ayas (foto 1), sotto il gruppo del M. Rosa, ci facciamo quindi i 1300 metri di salita per raggiungere il rifugio Mezzalama (3000 m, foto 2) dove pernottiamo. La mattina presto però, sul più bello, ci accorgiamo che l'imbragatura del mio compagno di corda (mi verrebbe da dire di merende..) era stata lasciata in auto (e in realtà la colpa era anche mia)! Dopo un po’ di indecisione sul da farsi, lasciamo perdere il Rosa. Forse questa cosa  di aver lasciato l'imbrago è un segno che oggi non è giornata. Dunque riscendiamo a valle con la coda tra le gambe e musi lunghi per tutta la mattina. Anticiperemo il “salto” al Bianco, dopotutto abbiamo ancora 3 giorni e se non ci riesce di salire neanche il Petit M.Blanc, vuol dire che la prossima volta al posto della Valle d’Aosta ci organizzeremo invece per un torneo di briscola!

Il Petit Mont Blanc (foto 3) è una cima minore, 3400 m, del gruppo del Bianco. Essa è tuttavia assai frequentata a causa della bella vista, dicono, sul Monte Bianco. A circa 3000 metri c'e' il bivacco Rainetto, al quale abbiamo intenzione di appoggiarci. Il bivacco però è solitamente parecchio frequentato e oggi è sabato. In più sono 1400 metri di salita da dove si lascia l'auto. Ci conviene quindi salire domenica di buon mattino per avere maggiori probabilità di trovar posto.

Pensiamo allora di puntare al rifugio Elisabetta Soldini (m. 2195) che più o meno è di strada. Da dove si lascia l'auto sono circa 600 metri di salita su strada in parte asfaltata in parte sterrata. La vallata è molto bella, anche se il tempo lascia un po' a desiderare. C'e' sole, ma anche parecchio vento e le cime sono sempre nelle nubi.

Al rifugio non ci sentiamo per niente a nostro agio: il breve cammino per raggiungerlo e il fatto che siamo lungo il noto Tour del Monte Bianco hanno trasformato quello che dovrebbe essere un rifugio alpino in un affollato pseudo albergo. Addirittura ci sono escursionisti che si fanno portare i voluminosi bagagli in fuoristrada!! Che differenza con il piccolo e storico rifugio Mezzalana, interamente in legno, nel quale la sera prima avevamo cenato in compagnia di soli sei altri alpinisti!

La mattina dopo partiamo di buon ora per il bivacco Rainetto per due buoni motivi: è previsto il transito di una perturbazione, in più bisogna arrivare presto al bivacco per essere sicuri di trovare posto.

Nella discesa per riallacciarsi al sentiero che va verso il Petit M.Blanc ho una delle mie idee luminose: attraversare la conca del lago Combal fuori sentiero invece di aggirare il lago per la strada sterrata. Oltre a tentare di far prima, l'intenzione è anche e soprattutto quella di vedere da vicino quello che sembra un ambiente in quota particolare. Il lago Combal si trova infatti a circa 2000 metri ed è formato da numerosi ruscelletti che tendono ad impaludarsi a ridosso della collina morenica del ghiacciao Miage che sbarra la V.Veny. L'attraversata si rileva in effetti piuttosto lenta anche se senza difficoltà: bisogna infatti affrontare numerosi piccoli guadi e attraversare delle zone paludose (foto 4). Gli scorci di natura intravisti hanno però sicuramente valso il fuori programma. (foto 5, foto 6).

Dunque ci riallacciamo al sentiero per il bivacco Rainetto che sale subito senza esitazione. La salita è in lunga e continua e in parte su neve. C’e’ da fare un po’ di attenzione, sia nell’orientarsi tra bolli gialli e ometti di pietra, sia nei passaggi di facile arrampicata.

Presto si vedono in basso sulle nostre tracce due gruppi di escursionisti per un totale di nove persone. Il bivacco conta nove posti: bisogna sbrigarsi per assicurarsi una cuccetta e però comiciano a pesare sullo zaino il sacco a pelo, i fornelli e tutto il resto. Un bravo al valoroso compagno che, pur senza allenamento, è riuscito ad arrivare al bivacco senza farsi risucchiare.

Dopo circa una mezzora dall’arrivo si è scatenata una bella tempesta di pioggia e neve pallottolare che è durata fino a sera inoltrata e ha fatto desistere un paio dei salitori: quindi ci siamo ritrovati nel bivacco in nove precisi. Oltre a noi due, unici italiani, una coppia di olandesi e una famiglia allargata di 5 belgi e … un certo numero di stambecchi che hanno vagato a lungo attorno al bivacco probabilmente a caccia di qualche avanzo. Lasciando perdere gli argomenti affrontati nel lungo pomeriggio (tra i quali Berlusconi e anche Napoli..) e che comunque è passato piacevolmente, passiamo subito alla giornata dopo. Bisogna dire che era venuto fuori un tempo veramente splendido (foto 7, foto 8, foto 9). Visto che per arrivare in vetta ci sono solo 400 metri e che di notte la neve si era ghiacciata parecchio, decidiamo di partire con calma con la neve un po’ più ammorbidita dal sole; ci goderemo il tutto con una luce migliore e un sole più caldo. Saliamo quindi in cordata con ramponi e piccozza per i facili pendii innevati e le roccette finali (foto 10, foto 11).

La vista dalla cima del Petit Mont Blanc è indimenticabile. Si vedono le cime della Francia e tutta la valle d’Aosta. Il Rutor è lì davanti col suo sterminato ghiacciaio. Dietro c’e’ il Gran paradiso, a sinistra più lontani si distinguono il Cervino e i 4000 del Rosa. Ma il pezzo forte è Sua maestà il Bianco che si erge dal ghiacciao del Miage con i suoi ghiacciai pensili, le sue guglie e le creste dentellate (foto 12, foto 13). Un universo dove è stata scritta la storia dell’alpinismo europeo. Le vicine Aiguilles de Trelatete e Anguille des Glaciers sono vicine dall’altra parte coi loro quasi 4000 metri, ma passano quasi inosservate da quanto l’attenzione è calamitata dal Gigante Bianco. Facciamo fatica a deciderci a scendere perché il tempo è ottimo e non abbiamo fretta di tornare nell’afa di Firenze.

Senza offesa per gli appassionati delle carte, ma il torneo di briscola può aspettare...

 

Luigi G.

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